In nome di Sua Maestà Innocentissima Linnea Selede Isilva, Sovrana della Valle dei Sogni Il Cancelliere di Sua Maestà Promulga il seguente Editto, con il quale si riforma l’antico Editto sull’Araldica della Valle dei Sogni e si riordinano i diritti feudali & i titoli di nobiltà, con esclusione dei Titoli Accademici de’Maghi & Incantatori, così promulgando il
Codice Nobiliare e Araldico & disciplina de’ Diritti Feudali della Valle dei Sogni & de le Terre Ereditarie Seleidi
Con riforma del Codex Aureum Civium
Statuto delle Dignità
Le dignità della Valle dei Sogni riguardano unicamente i Personaggi in gioco.
Per poter essere utilizzate, le dignità devono essere dichiarate all’interno della narrazione secondo le regole qui stabilite.
I ruoli e i compiti attribuiti ai giocatori non rilevano per le dignità dei personaggi, quindi: solo i capi-villaggio che sono stati nominati tali nel racconto divengono Gentituomini o Dame.
I Narratori, il Cancelliere e i componenti del Casato in quanto tali non sono Personaggi.
La dignità sovrana non modifica il ruolo di Linnea come Webmaster della Valle dei Sogni.
Gerarchia fra i titoli: quando un personaggio abbia più di un titolo nobiliare si usa in genere il più alto.
Gerarchia tra corone e simboli: i simboli e gli onori che si appongono sullo scudo vengono cumulati tra loro; quando un personaggio abbia diritto a fregiarsi di più di una corona, appone quella di rango superiore; quando a un personaggio competano sia un elmo cavalleresco che una corona, la corona è posta al di sopra dell’elmo.
Titoli dei PNG – I titoli dei PNG sono citati in una apposita sezione del Codex Aureum Civium, e si comportano come i titoli dei personaggi giocanti.
Della Dignità Sovrana
La Dignità Sovrana spetta unicamente a Linnea Selede Isilva ed ai suoi successori secondo la Legge di Successione.
La Dignità Sovrana implica il titolo di Regina o di Re della Valle dei Sogni e i titoli vocativi “Sua Maestà Innocentissima”, “Sua Maestà Clarissima”, “Sua Maestà Cerulea”.
Alla Regina ci si rivolge dandole del “Voi”, e anteponendo le parole “Vostra Maestà” a qualsiasi frase.
Nell’uso familiare, e per graziosissima concessione di Sua Maestà Innocentissima in persona, è consentito l’uso del semplice titolo vocativo di “Milady”.
Dei Principi Reali –
Il rango di Principe Reale è attribuito da S.M.I. I Principi Reali precedono i Pari del Regno nell’ordine delle precedenze. Ai Principi Reali è attribuita la Dignità Sovrana Minore. Ad essi ci si rivolge col titolo vocativo di “Vostra Altezza Reale”;
Sono di diritto Principi Reali i figli e le figlie di S.M.I. ed i Principi Consorti delle Regine regnanti.
Dello Statuto di Pari del Regno
Conferito con Decreto di S.M. su una terra o su una carica –attualmente su Kromdar, Cloudfort, sul titolo di Sommo Arcanista Bianco, sulla carica di Gran Maresciallo del Regno, sulla carica di Conte Palatino –
Non si trasmette agli eredi.
I Pari possono, con l’approvazione sovrana, creare Ordini Cavallereschi.
I Pari del Regno ricevono altresì una Dignità nobiliare di Primo rango, ereditaria, quando non ne detengano già una;
I Pari del Regno partecipano di diritto al Consiglio della Corona.
I Pari del Regno hanno diritto a fregiarsi dell’Ordine Familiare dei Seleidi, costituito da una catena d’oro e da un pendente a forma di croce ottagona azzurra, coronata, cui è sovrapposto il Sole della Valle. Lo stesso Ordine Familiare è indicato apponendo il pendente in collo allo stemma.
Delle Dignità Nobiliari (o della Corona)
Tutti i titoli nobiliari sono ereditari e conferiti dalla Corona. I diritti connessi con il titolo possono essere perpetui, vitalizi o temporanei.
I titoli nobiliari possono essere revocati unicamente per fellonia. La revoca del titolo comporta la decadenza dai diritti connessi.
A tutti i Nobili Signori, di qualsiasi rango, compete il titolo di Lord o Lady, anteposto al nome. I titoli di Primo rango sono indicati dopo il nome e prima del feudo o della carica cui sono connessi. Ai Nobili della Corona ci si rivolge col titolo vocativo di “Vostra Grazia”, o “Vostra Signoria” o in alternativa col semplice “Milord” o “Milady”
Particella nobiliare – I Nobili Signori hanno il diritto di fregiarsi della particella nobiliare “ut”, “de” o “von” anteposta al cognome.
Primo Rango
Dei Duchi – Conferito ai Nobili Signori che si siano distinti per altissimi meriti verso la Corona, che abbiano avuto carattere militare. Il titolo comporta l’assegnazione di una vasta Castellania ereditaria e di un appannaggio sul Tesoro della Corona della durata di due secoli; i Duchi pongono al di sopra del proprio stemma la corona Ducale. Ai Duchi compete il titolo vocativo “Sua Grazia”.
Dei Conti – Conferito ai Nobili Signori che si siano distinti per grandi meriti verso la Corona, anche di carattere non militare. Il titolo comporta l’assegnazione di una Castellania ereditaria e di un appannaggio sul Tesoro della Corona della durata di un secolo; i Conti pongono (in genere) al di sopra del proprio stemma la corona Comitale a nove perle. Ai Conti compete il titolo vocativo “Sua Signoria”.
Secondo Rango
Dei Nobili Signori della Corona – Conferito a Gentiluomini, Dame, Cavalieri e Dame d’Arme che si siano distinti per meriti verso la Corona.
E’ sempre associato all’attribuzione di una Terra Signorile. Può essere associato a un diritto di Castellania. I Nobili Signori pongono al di sopra del proprio stemma la corona baronale. Ai Nobili Signori compete il titolo vocativo “Sua Signoria”.
Delle Alte Cariche che comportano il titolo di Eccellenza: hanno diritto al titolo e trattamento di Eccellenza:
Ministri della Corona,
Il Gran Maresciallo del Regno,
Il Grande Inquisitore del Regno,
Gli Alti Funzionari membri del Consiglio della Corona;
Giudici e Magistrati Inquisitori di rango almeno pari a quello di Vicario dell’Inquisizione;
Prefetti,
Generali,
Il titolo di Gentiluomo o Dama (Ser/Monsegneur, Madame/Lady) è conferito de iure alle persone cui compete il titolo di Eccellenza. E’ ereditario e non comporta di regola una Castellania o un feudo. Può essere revocato unicamente per fellonia. I Gentiluomini e le Dame pongono al di sopra del proprio stemma la corona nobiliare
Delle Dignità Cavalleresche
Con l’approvazione di Sua Maestà Innocentissima è data facoltà ai Nobili della Corona di investire Cavalieri.
Degl’Illustrissimi Cavalieri e Dame della Spada (o d’Arme)
La dignità cavalleresca implica il titolo vocativo di “Sir” o “Dama”.
Salvo diversa disposizione, ai Cavalieri e Dame compete il titolo di “Illustrissimo”;
Le dignità cavalleresche non sono ereditarie e si estinguono con la morte del portatore. Sono sempre revocabili.
I Cavalieri e Dame che appartengano a un Ordine, sono soggette alle regole dell’Ordine.
Particella nobiliare – I Cavalieri e le Dame hanno il diritto di fregiarsi della particella nobiliare “ut” o “de” anteposta al cognome solo se tale diritto è espressamente conferito.
Degl’Ordini Cavallereschi istituiti dalla Corona e dai Pari
Gli statuti e i privilegi di ciascun Ordine cavalleresco sono stabiliti dall’atto di creazione.
Sono Ordini riconosciuti: l’Eccellentissimo Ordine della Corona; l’Illustrissimo Ordine del Leone (di Cloudfort); l’Illustrissimo Ordine del Giglio (di Kromdar); l’Illustrissimo Ordine di Giustizia (del Conte Palatino).
I Cavalieri e le Dame dell’Ordine della Corona, ordinati da Sua Maestà, si fregiano del titolo di “Eccellentissimo Cavaliere” o “Eccellentissima Dama”.
Tutti i Cavalieri e le Dame della Spada pongono al di sopra del proprio stemma un elmo cavalleresco.
Del Diritto di Castellania e dei Feudi
Una Castellania o un Feudo possono essere associati a qualsiasi titolo nobiliare, gentilizio o cavalleresco; essi possono essere temporanei, vitalizi o perpetui;
essi sono sempre revocabili, e sono revocati di diritto se si estingue il titolo nobiliare, gentilizio cavalleresco cui sono associati.
Tutti i Cavalieri e le Dame della Spada pongono al di sopra del proprio stemma un elmo cavalleresco.
Il Diritto di Castellania
consiste nell’attribuzione di un castello del Signore conferente, con l’obbligo di difenderlo e mantenerlo;
comporta il diritto e il dovere di reclutare nel territorio della Castellania una milizia idonea alla difesa, la cui consistenza è in genere stabilita nella patente di concessione;
comporta il diritto di imporre corvée alla popolazione delle terre del castello per il mantenimento delle fortificazioni;
Il Castellano, quando non abbia diritto a fregiarsi di una corona di rango superiore, appone al di sopra del proprio scudo la corona d’argento a tre perle.
Il Diritto di Feudo
consiste nell’attribuzione di un territorio del Signore conferente, con l’obbligo di difenderlo, amministrarlo, mantenerlo e trasferire almeno un terzo delle rendite al Signore;
Il diritto di Feudo comporta i diritti di decima sui raccolti, di pontatico e di macinazione del grano; l’imposizione di nuove imposte dev’essere approvata dal Signore;
Comporta il diritto e il dovere di rendere giustizia tra i sudditi che risiedono nel Feudo, in tutte le materie che non siano attribuite all’Inquisizione Reale.
In generale, il diritto di Feudo e di Castellania sono conferiti contemporaneamente.
nota: precisazioni ulteriori si trovano nel file “note sull’amministrazione delle terre”
Dei Predicativi dei Nomi e Degli Stemmi
L’elevazione a Nobile di un Personaggio autorizza l’aggiunta di un predicativo al nome, graziosamente attribuito da Sua Maestà Innocentissima. Il predicativo può essere feudale o onorevole. E’ feudale il predicativo geografico (esempio, sir Gael ut Cloudfort); è onorevole il predicativo personale (esempio, Lord Parsifal il Leone); se il Personaggio viene investito anche di un diritto su una Terra Signorile, il predicativo è di regola il nome del feudo.
Lo stemma è conferito al personaggio dal suo Signore, id est dalla Regina o da un Nobile;
Della citazione nel Codex Aureum Civium
Titoli e stemmi dei Personaggi vengono citati nel Codex Aureum Civium dei Nobili e Gentili sudditi di S.M.I.
Per ciascun personaggio viene redatto un elenco che indica per ciascun titolo quando esso è stato conferito; nel codice, se occorre, sono altresì indicate le principali gesta da questi compiute nel corso della narrazione.
La cultura giuridica nella Valle dei Sogni
In origine ci fu la prima codificazione di leggi nelle celebri XII tavole ed ogni anno l’intero insieme delle leggi veniva sottoposto a revisione mediante la promulgazione di una specie di legge-quadro, l’editto affidato al pretore.
Re Arynion Selede volle dare una forma definitiva all’editto: la nuova legislazione prese allora il nome di editto perpetuo, in vigore ancora oggi.
Il corpus legislativo si basa inoltre anche sulle leggi dei ducati e sulla saggezza dei governanti, ma secondo la gerarchia una norma contenuta nelle leggi ducali non può contrastare con una norma contenuta nell’editto perpetuo.
La macchina dei processi è in genere affidata a magistrati che ricoprono incarichi politici. Non è previsto il procedimento d’ufficio e per cominciare ogni processo è necessaria una querela ufficiale. L’accusa è sostenuta direttamente dal querelante al quale viene concesso un advocatus, necessario per la difesa. Il presidente del tribunale ha il compito di autorizzare e organizzare il processo concedendo udienza preliminare alle parti, individuando la forma giuridica appropriata (in iure). Nei casi di spontanea ammissione di colpa, il processo si conclude ed il magistrato emette immediatamente la sentenza. Altrimenti si passa al procedimento vero e proprio (in iudicio).
Per le cause penali vi sono delle corti competenti a seconda dei diversi tipi di reato, a carattere permanente, presiedute da un magistrato (quaestiones perpetuae): per assassinio ed avvelenamento (de sicaris et veneficiis), per violenza pubblica e privata (de vi publica et privata), ma anche per i brogli (de ambitu), per la concussione (de repetundis) e per reati di natura magica (de magicae). I grandi processi, quelli che rivestono particolare importanza, sono riservati al Concilio dei Pari, come i casi più gravi di violenza, di concussione e l’alto tradimento (de maiestate). Molti processi penali sono presieduti dalla figura sempre più eminente del praefectus Urbi presente nella capitale del regno. Diversa è la situazione nel resto dei ducati, dove sono soprattutto i governanti ad essere investiti delle maggior parte delle competenze giudiziarie, mentre in molte località, in particolare per le cause civili, esistono sistemi giudiziari del luogo (esempio Dygray).
Con la Regina Linnea Selede Isilva si afferma inoltre la figura dello iuridicus, magistrato con specifiche competenze in ambito giudiziario. A Cronifugia vengono inviate le cause penali e civili di maggior peso. Il processo ha luogo generalmente nel Foro: vere e proprie aule giudiziarie, che vengono suddivise in stanze più piccole con tramezzi provvisori intercambiabili, al fine di svolgere più cause ottimizzando i tempi.
Per il dibattimento è necessaria la presenza delle parti in causa, che iniziano illustrando i fatti con le rispettive arringhe. Segue l’audizione sotto giuramento dei testimoni dell’accusa e della difesa, spesso particolarmente lunga. In caso di ragionevole dubbio o incertezza, il presidente della corte aggiorna il processo per acquisire eventuali nuovi elementi, e nell’ipotesi ricorrere ad espedienti di natura magica per giungere ad un giudizio. Tuttavia, le dichiarazioni ottenute sotto l’effetto di un incanto non ne garantiscono la veridicità e non possono essere utilizzate per il giudizio, poiché facilmente manipolabili.
Quando il dibattimento è formalmente concluso, la corte si consulta ed i giurati esprimevano un voto scritto (A: absolvo, C: condemno). Il ruolo del presidente della corte, seppur limitato alla direzione del dibattimento, può a volte influenzare la corte, risultando spesso decisivo. Egli emette la sentenza ed in presenza di una condanna, stabilisce la pena in base alla legge vigente.
Al fine di evitare la paralisi dei tribunali per l’allungamento dei tempi, le cause, di ogni natura, non potranno mai andare oltre la dodicesima nuova luna dall’inizio del processo. Dovesse verificarsi tale evento il giudizio, insindacabile, verrà determinato da Sua Maestà Innocentissima Linnea Selede Isilva, o in sua assenza da un Reggente.
La maggior parte dei reati gravi vengono puniti con la morte, ma alcuni ducati preferiscono tramutare la pena in una reclusione a vita o ai lavori forzati.
Le parti hanno l’opportunità di ricorrere in appello contro le decisioni del magistrato, mentre la validità del processo è inattaccabile. La futura revisione viene affidata ad un magistrato di pari rango o superiore, ad un tribuno della plebe, o addirittura alla Regina.