Orion il Nero
Brief info
Nome personaggio principale: Orion
Classe del personaggio : Mago della Terra
Filosofia/Convinzioni/Allineamento del personaggio principale: Filosofia: "Un giorno sarò Re, un leader forte e ammirato... temuto. I miei principi saranno accettati e l'ordine stabilito. Il caos porta solo distruzione. Il mondo è fatto per le gerarchie. I deboli seguiranno i forti."
Orion è uno stregone calcolatore, accecato dalla ricerca della potenza e del controllo, razionale e che non disdegna il terrore come mezzo di persuasione alle proprie idee e scopi. Persegue i propri interessi in modo metodico, freddo e cinico.
E' zelante nel raggiungere gli obiettivi che si pone ed è disposto ad innumerevoli sacrifici per ottenerli. A tratti paranoico anche nei confronti di chi gli è fedele concepisce solo la distruzione dei propri nemici al fine di ottenere appagamento e pace.
Crede nella legge (anche se questa non sempre coincide con il concetto di giusta o buona) e possiede un proprio codice morale. Attaccato alle tradizioni, alla lealtà e all'idea di ordine è disposto a calpestare la libertà altrui, dignità o vita per ciò che ritiene (in modo soggettivo) un bene superiore.
Si trova a proprio agio in ambienti altolocati e benestanti, apprezza il lusso, il peccato ed il vizio.
E' disposto a servire e partecipare a intrighi politici, purché vantaggiosi o in linea con gli impegni assunti per tanto è restio ad infrangere leggi o le poche promesse che fa.
Tende ad avere preconcetti sugli altri, spesso legati alla loro posizione sociale.
Orion non è votato al male in senso assoluto e non si compiace nel diffondere il male fine a se stesso... d'altronde la sua idea di mondo non è quella di un mondo malvagio e caotico, ma un mondo coerente con il giusto ruolo e posto che spetta ad ogni essere vivente secondo una precisa gerarchia al cui apice vi è, ovviamente, lui.
STORIA
Ricordo molto bene il giorno in cui nacqui.
No, non quello che state pensando, non il fastidioso rumore dei vagiti e nemmeno l'intensità del dolore materno durante il parto in una patetica notte di tempesta.
Io parlo della vera nascita, quella in cui un qualunque essere dotato di raziocinio comprende il perché vive in questo mondo.
Non avete mai pensato alla vostra vera nascita? In momento in cui avete ringraziato per esser stati messi al mondo? In cui vi siete scrollati di dosso le convinzioni di qualcun'altro?
Bene, per me è stato il momento esatto in cui ho realizzato di vivere perché avevo trovato qualcosa per cui valesse la pena morire.
Non temete, non vi tedierò con una noiosa biografia che racconta le sfighe di un moccioso, magari orfano, magari predestinato, forse dotato, probabilmente bullizzato o altre ovvietà che dovrebbero farvi innamorare di me.
Potrei anche dire che se state leggendo queste righe non abbiate di meglio da fare nella vostra vita e un po' me ne dispiaccio.
Ma tant'è... sono certo, che almeno una volta non riuscirete a trattenere la vivida curiosità che vi spingerà a scorrere, riga dopo riga, questo testo alla ricerca di un dettaglio, di un qualcosa che giustifichi il tempo della ricerca di un sentimento che non sapete identificare. Forse il gusto di sentirvi qualcun'altro o il desiderio di scoprire che il sottoscritto non è davvero la merda che vuole dipingersi.
Attenti ai castelli di carta che vi state costruendo in testa, potreste farvi male.
Nonostante questa introduzione devo dire che conservo un buon ricordo dei miei genitori. Persone semplici, che non ebbero altre colpe se non quella. Crescendo imparai a volergli bene quanto si può voler bene ad un bambino di tre anni o poco più. Non so dirvi se si accorsero o meno delle mie tendenze e interessi, ma conservo con gelosia le poche frasi che, soprattutto mia madre, mi dedicava quando mi vedeva fisso con il naso al in su, a fissare la luna.
Nessuno è nato sotto una cattiva stella, ci sono semmai uomini che guardano male il cielo
Saranno state parole ereditate dalla nonna, o sentite da chissà quale bardo, ma devo dire che mi diedero sempre da pensare e ammetto che tornano ancora oggi, quando da solo, siedo davanti ad una finestra aperta a fissare l'indisponente falce lunare.
Fin da fanciullo giocavo con quello strano potere capace di far ghiacciare la superficie degli stagni e non ebbi mai a vergognarmene, quando per conquistare una fanciulla, gli facevo dono di un fiore che pareva intagliato nel ghiaccio. Ero il ragazzo dai capelli bianchi e occhi azzurri che possedeva l'inverno tra le mani. Ero nato originale, ma più crescevo e più quel mondo chiuso tra le valli del Dygray mi restava stretto. Il mondo di un villaggio non segnato sulle mappe, di fieri combattenti e agricoltori. Un'esistenza da cui mi sentivo sempre più distaccato e non so dirvi se la causa era nella mia naturale e congenita insoddisfazione, o più nella frustrazione di non capire da dove provenisse questa predisposizione all'uso di un potere? Una forza? Che non comprendevo assolutamente.
Poi arrivò quel giorno, il giorno che davvero vale la pena narrare: il giorno in cui conobbi il Maestro, il Teocrate del Dio del Crepuscolo. I dettagli su come lui si interessò a me e come mi trovò sono qualcosa che preferisco omettere da questo racconto, ma invece val la pena menzionare le prime parole che mi rivolse quando mi dimostrò che la magia a cui ero portato non era quella dell'acqua, ma una ben più affascinante e dal sapore dolce del proibito.
Nascere vuol dire uscire dal niente, morire vuol dire tornare al niente: dunque il vivente è ciò che esce dal niente e torna nel niente.
E' una strana frase da pronunciare a qualcuno che vuoi convincere a seguirti, vero? Peccato che su di me ebbe l'effetto opposto. Come se quel drow conoscesse esattamente le corde del mio animo da pizzicare. Io non sarei mai tornato al niente. Io ero, io sono e io sarò. Da quel momento non maledissi più il giorno in cui nacqui, ma colmai di maledizioni tutti gli altri.
E ora, se davvero hai voglia di conoscere la vita di un Necromante, vienimi a cercare. Scoprirai che questo viaggio ti svelerà più cose di me di quante vorresti saperne. Capirai che tutti nasciamo sotto il segno sbagliato e che vivere in modo dignitoso vuole dire correggere il proprio oroscopo. Sarà un percorso che ti farà vivere, giorno dopo giorno, senza rinviare mai più nulla, affinché tu possa giungere ad un unica conclusione: che anche quando tutto appare perduto e l'oscurità ti accerchia, non ti devi scoraggiare, che la morte non è l'ultimo passo. Perché se muori vuol dire che sei nato, che sei uscito dal niente e niente è peggiore del niente. Il brutto è dover dire di non esserci stato.
Perciò afferma la tua esistenza.
Come ho fatto io.
E come continuerò a fare a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo.