In battaglia (non)pensa(re) a me – Battaglia di Oberian, 15-20 gennaio I anno Dominio dei Draghi (XIV anno di dominio di Linnea )dalla Trama Dominio dei Draghi
Autori: Ateras, Krysele, Keith
“È il più potente dei veleni delle witchblade”
Krysele non si era fatta annunciare, si era semplicemente presentata da Ateras interrompendo, probabilmente, qualche lezione al suo nuovo aitante scudiero.
K era quasi infastidita da quella nuova amicizia e forse qualcuno avrebbe potuto dire che li aveva interrotti volutamente.
“È per le tue frecce” aveva continuato, allungando la boccetta contenente il micidiale unguento alla volta dell’elfa “basterà bagnarne la punta. È lo stesso veleno che ha quasi ucciso Lord Allister prima che diventasse signore di Kromdar, quando Linnea stessa ha dovuto usare la sua magia per salvarlo”.
Far conoscere le strategie di attacco a Keith era uno degli obiettivi di Ateras, ma non il più importante. La sua sicurezza, le protezioni, le tattiche di difesa, erano quelle che gli avrebbero salvato la vita e quelle a cui l’elfa teneva particolarmente.
«… durante la carica ricordati che avrai un fianco scoperto, ma è importante…»
«È il più potente dei veleni delle witchblade»
Essere fermati durante un discorso non piaceva a nessuno, nemmeno ad Ateras, ma l’interruzione fatta da Krysele e quel gesto di generosità ne mitigarono notevolmente qualsiasi reazione.
Dopo un primo momento di fastidio fu impossibile per l’elfa non sorridere e non apprezzare quel modo di porsi tipico della guardia del corpo di Linnea.
«Sono felice di vederti e ti ringrazio per questo dono, è prezioso!».
Prese la boccetta dalle mani della witchblade e nel farlo una vena di tristezza le percorse il corpo. Realizzò che sarebbe stato l’ultimo saluto prima della battaglia, dove avrebbero combattuto su diversi schieramenti.
Deglutì e cercò di alleggerire la tensione voltandosi verso Keith.
«Perdona l’interruzione. Hai già conosciuto Krysele? Lei custodisce la vita della regina e solo saperla al suo fianco mi allevia l’animo da qualsiasi preoccupazione. Non conosco nessuno abile come lei nell’uso delle due lame ed i numerosi allenamenti che abbiamo fatto, me ne hanno dato solo conferma».
Sorrise con nostalgia nel ricordare quei momenti.
Stava imparando molto grazie a Ateras. Keith in questi giorni l’aveva osservata mentre si occupava dell’organizzazione dell’esercito, ne ascoltava le opinioni sulle forze in campo e sui combattenti che li avrebbero affiancati, considerazioni utili finché lui non avesse potuto farsi un’idea più chiara e personale con il tempo, e condivideva con lei dubbi e timori.
Ora, tutto questo doveva lasciare il posto a considerazioni pratiche: lo scontro era imminente, la conversazione doveva concentrarsi su tutto quello che avrebbe permesso a loro, agli uomini che avrebbero condotto in battaglia e a tutto l’esercito, di lasciare il campo di battaglia da vincitori.
Keith stava ascoltando le parole di Ateras con tale concentrazione da non accorgersi dell’arrivo di Krisele alle loro spalle: quando la witchblade parlò all’improvviso, spezzando la sua attenzione, lui si voltò di scatto, con espressione sorpresa.
«[…]Hai già conosciuto Krysele?[…]»
Lo sguardo della guerriera era più affilato delle sue lame e durante gli sporadici incontri non aveva certo brillato per affabilità. La freddezza di K era spiazzante, la sua fedeltà una certezza, la sua perizia in combattimento rinomata. Ricomponendosi, Keith tese la mano leggermente dubbioso, sfoggiando un timido sorriso: «Ci siamo già incontrati, milady, ma non abbiamo mai avuto modo di parlare. Sono Keith, Krisele, onorato.»
Krysele spostò lo sguardo lentamente su Keith.
Aveva notato con quanto orgoglio e cura Ateras lo stesse istruendo. Non comprendeva questo genere di relazione, ma non stava a lei giudicare. Misurò con lo sguardo la distanza che li separava prima di tornare a guardarlo.
Probabilmente altri al suo posto avrebbero sorriso. Non K, che si limitò a studiare il volto dello scudiero.
“So che si è dimostrato valoroso alle miniere. So che ha dato fuoco ai corpi di Kaelin. Questo di lui mi dice che è coraggioso e probabilmente ha un cuore” sentenziò la witchblade “Keith, dunque. Non serve ti ripeta il mio nome”
I modi ruvidi di K si addolcirono nello spostare lo sguardo su Ateras
“Sono sicura combatterai con onore fino alla vittoria o alla morte, Ateras, nella battaglia che ci aspetta” era forse un modo della donna per salutarla? Improvvisamente K si rese conto che avrebbe voluto toccare l’elfa per salutarla. “Lei non si risparmierà, e questo la renderà vulnerabile. Io sarò anche il suo scudo” interruppe le parole per qualche istante “E spero che il tuo scudiero sarà il tuo”
«È vero, Krysele. Ho un cuore» rispose Keith, abbassando la mano.
Ho un cuore, come voi, avrebbe voluto aggiungere notando l’emozione che la guerriera stentava a nascondere; invece, continuò: «In battaglia seguire i sentimenti prima del buon senso può essere un problema, eppure la mia scelta di combattere è mossa proprio dai miei sentimenti; con la regina c’eravate anche voi, quindi questo già lo sapete. Se seguissi ciecamente i miei sentimenti, sul campo cercherei solo di proteggere lady Ateras, probabilmente facendomi ammazzare in modo sciocco e inutile; invece combatterò con cuore e testa, sarò uno scudo e una spada per chi mi ha voluto al suo fianco. Non voglio morire, ma almeno in questo modo avrebbe un senso.»
Appena pronunciato queste parole ebbe la sensazione di aver proferito una spacconata. Guardò le due guerriere, consapevole della differenza di esperienza che ancora lo separava dalla loro maestria, e sulle sue labbra sbocciò un sorriso amaro.
«Spero che questo possa un poco rassicurarvi, Krysele. In questo momento, è il meglio che posso offrire.»
Ascoltò in silenzio lo scambio fra Krysele e Keith.
La witchblade manteneva un atteggiamento rigido verso il suo scudiero, ma qualcosa nel tono si incrinava quando parlava di Linnea o si rivolgeva a lei.
Appena percettibile, una variazione che forse solo l’udito fine di Ateras poteva sentire.
Si morse il labbro per evitare di dirle parole che avrebbero potuto arrecarle offesa e spostò l’attenzione verso Keith.
Il suo scudiero aveva detto una frase importante:
Se seguissi ciecamente i miei sentimenti, sul campo cercherei solo di proteggere lady Ateras
Il morso, che fino a quel momento era servito a fermare le parole, si serrò con più forza, fino a provocarle dolore.
Lo stesso dolore che il suo cuore avrebbe percepito se Keith avesse messo in atto quel tipo di sacrificio.
Era consapevole di aver creato un sentimento di riconoscenza nell’animo del giovane, salvandolo prima e nominandolo suo scudiero poi, ma questo non doveva renderlo cieco in battaglia.
Nonostante le parole che proferì per rassicurarla, Ateras temette con tutta se stessa che, durante l’attacco, i sentimenti avrebbero preso il sopravvento.
Si avvicinò a lui, gli posò amorevolmente una mano sulla guancia, ma poi la spostò con determinazione sulla sua spalla.
«Né scudo, né spada dovrai alzare per me. Il tuo compito è combattere il nemico e sopravvivere».
Si scostò da lui senza attendere risposta. Sarebbe stata al suo fianco durante lo scontro e avrebbe avuto sempre un occhio su di lui.
Tornò invece a guardare Krysele. Su di lei non avrebbe potuto posare lo sguardo e non ci sarebbero state parole per convincerla a non essere lo scudo di Linnea, del resto nemmeno poteva chiederlo. Perché perdere Linnea avrebbe significato perdere tutto, ogni speranza.
Si avvicinò a K, le afferrò le spalle come aveva fatto più volte durante gli allenamenti, ma in quel gesto l’elfa mise tutta la sua forza e per una volta sembrò sovrastare quella della witchblade.
Fissò gli occhi azzurri in quelli marroni di lei.
«Abbi cura anche di te!»
Le parole si mostrarono in modo deciso, come un fulmine che squarcia il cielo.
Ma fu il petalo di una rosa bagnato dalla rugiada del mattino, ciò che più si avvicinò alla delicatezza con cui le labbra di Ateras si accostarono a quelle di Krysele.
Il giovane scudiero aveva carattere. K ne era compiaciuta. Con suo freddo distacco provocatore aveva ricevuto nelle sue reazioni tutte le risposte che andava cercando.
Avrebbe voluto rispondergli, forse per metterlo ancora alla prova, ma Ateras le si era parata davanti.
Poche sono le cose che possono smuovere l’animo di una witchblade, eppure quell’elfa riusciva a farle provare un leggero affanno. Era l’accavallarsi di sensazioni che negava alla propria mente. Un misto di stima, cameratismo, rispetto, desiderio, affetto?
Ateras la stava salutando come era uso fra i più alti ranghi delle witchblade, ma anche come facevano le persone che provavano affetto l’una verso l’altra.
Krysele aveva accolto quel casto bacio con la delicatezza di un amante, ricambiandolo con la decisione di un generale.
Aveva abbandonato quel gesto con riluttanza, guardandola con occhi sereni.
“Al termine della battaglia saremo a festeggiare insieme sulle mura di Oberian, o al cospetto della tua Tarastia come spiriti Guerrieri. Se questo mio corpo mi tradirà veglierò su di te e ti aspetterò per molti e molti anni, fino a quando mi raggiungerai. Se sarà il tuo corpo a tradirti, ogni notte ti parlerò, certa che mi aspetterai allo stesso modo”.
Si era congedata così, a Keith un sorriso, ad Ateras le parole del suo cuore.
Si, avrebbero brindato insieme, in questa o in un’altra vita.
“sulle mura di Oberian, o […] come spiriti Guerrieri”
Le uniche opzioni che Keith intendeva concedersi; a questo pensava mentre la witchblade si allontanava senza più rivolgergli la parola. Nulla di nuovo per Keith, se non fosse per il sorriso con cui l’aveva salutato: gesto inatteso, quantomeno nei suoi confronti. Preso alla sprovvista, l’aveva ricambiato con un certo stupore.
Altrettanto sorprendente, lo scambio tra Ateras e Krysele: le due guerriere avevano mostrato intensità e profondità di sentimenti come difficilmente ci si attende in un esercito.
Allo stesso tempo, Keith cominciava a supporre che non fosse così strano, tra le fila di Linnea. Nel periodo trascorso in catene tra i cultisti aveva assistito a scene di profondo egoismo, ogni guardia interessata solo a un personale, meschino tornaconto; non così marciando con l’esercito Selede. Qui si era ritrovato circondato da combattenti capaci di provare passione, il cameratismo in molti casi era amicizia, la fiducia rafforzata dall’affetto, i legami intensi: aveva davanti ai suoi occhi la dimostrazione della complessità di queste emozioni.
Cuore e testa insieme: chi seguiva Linnea sarebbe sceso in campo consapevole del suo scopo e fidandosi di chi aveva a fianco, come la regina e K, come Ateras e lui.
Keith dubitava che i nemici potessero contare su una simile intesa: avrebbero colpito l’esercito cultista come una lama, forgiata dalla determinazione e affilata con i sentimenti.