Lai Fail: “Conosci il desiderio del tuo cuore?”, Syrenton, IV e V del Dominio di Linnea
Dalla trama Reggenza
Autore: Lady Kasandra Syrentiana ut Witchcraft
Lai Fail: “Conosci il desiderio del tuo cuore?”
l’ultimo canto
“Conosci il desiderio del tuo cuore?”
Quello stesso giorno Kasandra che era anche Lia Fail giunse al Bosco Sacro di Kimba. Con Yolenid come sua unica compagna era partita da Tir Mermaid non molto dopo che gli altri si erano ritirati nelle loro stanze alla Cozza, aspettando la nave di Sophie.
Si era messa d’accordo con l’amazzone per arrivare alla Torre, a Dun. E nel giungere lì avrebbe salito la scala a chiocciola di pietra che conduceva alla stanza in alto, sarebbe uscita al balcone che dava al mare, e come Lei, che non ha più un nome, si sarebbe affacciata a quel balcone, fissando il mare, in attesa che il suo cuore ritornasse a casa.
Mentre manovrava facilmente la barca sulle acque calde di Raab nella notte veleggiando oltre l’Isola Verde dove avevano rifugio le Sirene, Yolenid era un tempo meravigliata e dispiaciuta per la bellezza inespressiva del viso della sua amica. Era luminosa come l’antico Bosco che li circondava e i ricordi che erano stati destati in lei, dal momento che il suolo di Syrenton fu sotto i loro piedi, si spingevano ora alla superficie della sua mente. Strani pensieri la tormentavano, immagini passate… nate dal sole e dal mare. Kasandra non si sentiva pronta per quel viaggio. Aveva prestato un giuramento che la legava a una donna lontana nel mare del sud. Lei non aveva udito nessun canto prima di quella mattina. Lei non sapeva, nessuno sapeva l’amara verità…. ancora.
A mano a mano che la luna calava, quella prima sera, Yolenid guidò la piccola imbarcazione verso le sponde sabbiose e insieme la tirarono in secco. Non accesero un fuoco, troppo sagge per arrischiarsi a bruciare anche solo legni galleggianti provenienti dal Bosco Sacro. Era una bellissima notte estiva regalata dalla Grande Dea. Parlarono un po’ di lei, del perché aveva sentito l’irrefrenabile impulso di recarsi lì mentre la notte si faceva più fitta e le stelle più splendenti. Parlavano, a bassa voce, della partenza imminente e di dove li avrebbe visti la notte successiva, in attesa. Pensieri cupi mentre un silenzio troppo pesante si propagava nella foresta.
“Conosci il desiderio del tuo cuore?”
Anche altri vigilano su di loro, guardiani perché non erano entrate nella foresta, perché non avevano bruciato legna del Bosco e perché Lia Fail adesso cantava più forte che mai. Il Bosco Sacro stava sulla difensiva e nutriva il proprio odio ancestrale anche se Kasandra, Colei che è stata più amata e più amaramente perduta, stesse tornando a casa.
Un messaggio urgente corse nel muto fruscio delle foglie, nel corpo, nelle radici del Bosco Sacro. E il messaggio arrivò nelle anime di coloro che imprigionati nutrivano l’odio. Kimba si destò, lei l’unico spirito del Bosco che era sempre presente e aveva svolto un ruolo in questa storia quando all’inizio aveva cominciato ad essere tessuta.
“Non dimentichiamo nulla” arrivò come cantilena alle sue orecchie
“Nulla” ribatté con freddezza il fruscio delle foglie.
“Nulla” palpitarono le radici antiche, contorte dall’odio, stringendo nel loro abbraccio i corpi di quelli che avevano osato profanare il Bosco Sacro.
“Conosci il desiderio del tuo cuore?”
Kimba con passi felpati guidò le due ragazze verso il Dun che era rimasto vuoto per anni da quando Kasandra aveva preso il posto di Lei che non avesse più un nome. Un posto dove il dolore era troppo acuto, cosi apparve a Yolenid nella luce argentea della luna.
“Devo salire da sola” disse Kasandra
“Aspettami qui amica mia e non aver paura del Bosco, per stasera Kimba ti proteggerà” aggiunse per tranquillizzare Yolenid.
“Conosci il desiderio del tuo cuore?”
Salì per le scale di pietra ancora intatte, seguendo la loro spirale su fino alla singola torretta, sino all’unica stanza che era stata di Colei che era cosi amaramente perduta, alla sua stanza. Ampia e luminosa non aveva pareti lungo la muratura occidentale. C’era invece una finestra di vetro che si stendeva dal soffitto al pavimento, mostrando il mare illuminato dalla luna.
Si avvicinò e aprì la finestra uscendo al balcone. Il rumore del mare era forte, le onde si infrangevano ai piedi del Dun. Rimase lì a lungo, trattenuta da sofferenze troppo numerose per essere affrontate. Volse lo sguardo a sinistra e vide il fiume. Era scorso tinto di rosso quel giorno lontano che Lei si era gettata al mare. Ed era ancora cosi, ogni anno, quando quel giorno giungeva. Proprio come adesso constatò senza sorpresa. Scosse la testa con il cuore che le batteva rapidamente, la paura attenuata dall’amore che viveva dentro lei.
“Conosci il desiderio del tuo cuore?”
Intanto ai piedi della Torre Kimba si mise a cantare. Era un canto colmo di speranza: in colei che era arrivata, che avesse la risposta al desiderio che il Golfo, la Terra viva avesse nel cuore. Lia Fail, la Pietra del Mare unì il proprio canto lasciando le verità conosciute della terra per andare a proiettare e a volteggiare fuori, sul mare mai visto, alla ricerca di un patto da rinnovare.
Kimba sollevò lo sguardo verso la donna alta dagli occhi neri che lei solo su Syrenton aveva motivo di ricordare da molto tempo.
“’E questa l’unica conoscenza che hai di me?” le aveva domandato dabbasso con tono sommesso pochi attimi prima che adesso sembravano anni lontani.
“Dovrei ricordarti?”
Kimba sorise
“Forse non in questa forma……Ho avuto molte forme. Sono stata la lama di una spada, una stella, la luce di una lanterna, l’arpa e chi la suona…. in altri tempi, in altri mondi”. Si fermò vedendo qualcosa luccicare negli occhi di lei, e aggiunse timidamente:
“Ho pianto sul tuo corpo mai ritrovato, nella profondità del mare”
“Ricordo” esclamò Kasandra mentre antichi ricordi riaffioravano nella sua mente. Kimba trasalì come se avesse ricevuto un colpo. Inspirò turbata e lei, che era un semidio e poteva indurre i poteri del Bosco Sacro ad acconsentire alla propria volontà, disse con una voce umile
“Questa è la mia forma vera, e questo Bosco è la mia vera casa. Come farebbe un Custode della Foresta a preservare la sua magia altrimenti? A che altro sarei servita se non per Lia Fail?”
Kasandra aveva uno sguardo insensibile, remoto e poi era sparita dalla sua vista salendo le scale.
“Conosci il desiderio del tuo cuore?”
“Non immaginavo che potesse essere cosi” sussurrò Kasandra guardando le acque rosse del fiume riversarsi sul mare. Posò la mano sull’amuleto che portava al collo. Lo coprì completamente chiudendolo sopra il suo cuore. Una luce, all’inizio fievole, scaturì da esso e si irradiò tra le sua dita. Lia Fail nel pieno della sua potenza cantava. Il Canto delle Sirene pensò Kasandra mentre la luce diventava sempre più forte e Lia Fail da un colore cupo, blu quasi nero diventava di un azzurro brillante, abbagliante.
“Questa è la mia battaglia e la rivendico” cominciò a recitare la formula di quel rituale ancestrale.
“Come posso non combattere per te?” proseguì Kasandra.
“Come posso portare la mia spada nel nome della Grande Dea se divento codarda quando mi trovo davanti alle Tenebre?”
“Questo patto risale indietro nel tempo, ben oltre me.”
Che cosa sarei se negassi il canto?”. Kasandra sentì nel proprio cuore una forza che traeva origine da epoche remotissime e nell’accettarle, addolorata, sentì un’altra cosa: il pulsare della Madre, la sua magia fluirle nel suo corpo, dal suo corpo. Era un canto che non si poteva negare. E sembrava che dopotutto fosse suo. Nel silenzio battuto dal vento di quel luogo desolato la sua bellezza sembrava ardere come una stella della sera discesa tra gli uomini, quasi troppo forte per poterla guardare.
Kimba aveva le lacrime agli occhi. Ci fu un altro silenzio, carico di cose non dette, di tantissimi strati di tempo. Un alito di vento scosse i capelli corvini di Kasandra, scostandoli dal viso. La sua era una presenza forte e luminosa, ardeva dal suo cuore inglobando nel suo interno tutto il Dun.
“Di chi è questo posto, se non mio?” si domandò Kasandra poco più di un sussurro. Kimba alzò lo sguardo nell’attimo esatto che Kasandra sentiva Lia Fail fondersi con lei, penetrare le sue carni, diventare il suo cuore. La magia viva di Syrenton tremolò all’invasione improvvisa e poi riprese a pulsare più forte, più giovane, più gioiosa di prima. Il corpo di Kasandra si dissolse, una pioggia di mille pagliuzze d’oro e poi niente.
“Conosci il desiderio del tuo cuore?” cantava Lia Fail animato da una luce nuova mentre Kimba lo consegnava alla regina Myra del Popolo delle Sirene.
“Casa”rispose una voce, la voce di quella che una volta fu conosciuta come Kasandra.
“Casa” riprese il Bosco Sacro con una fuggente nota di rammarico a incrinare l’odio eterno, Colei che era stata più amata e cosi amaramente perduta era tornata a casa.
Lady Kasandra Syrentiana ut Witchcraft